Il Pensiero
L’uomo è apertura alla conoscenza della realtà in tutta la sua complessità: vuole conoscere ciò che è misurabile e anche ciò che non è misurabile, e crea strumenti per aiutarsi in questo.
Tali strumenti vengono verificati nel corso dell’esperienza e costituiscono il patrimonio scientifico.
L’uomo può plasmare le scoperte scientifiche secondo finalità di bene o di male, verso una utilità possibile o verso l’affermazione di sé (potere).
E, poiché l’uomo è più che sola scienza, costantemente si pone domande sulla natura, sullo scopo e il significato della vita e del creato, riconoscendola sempre come più grande delle sue capacità. È qui che entra in gioco la fede.
La fede non è in contraddizione con la scienza, ma, al contrario, la esalta: è, infatti, uno strumento di conoscenza del non misurabile e una apertura al più profondo mistero che è l’uomo, inspiegato e inspiegabile. Illumina la coscienza umana, la mette in relazione con il mistero che è, dà il giusto scopo agli strumenti e quindi sostiene, appoggia e condivide tutto ciò che interessa l’umano.
L’uomo di fede è capace di capire l’orizzonte della scienza, è in grado di giudicarla e può finalizzarla al bene.
Solo superando la contraddizione tra scienza e fede i problemi che riguardano il quotidiano e i rapporti personali potranno essere affrontati in modo pieno e autentico, tenendo conto, cioè, di tutta la complessità della realtà dentro cui sono inscritti.
Tale posizione non può che favorire la tensione e l’impegno a conoscere le risposte adeguate ai bisogni che riguardano il malato, la malattia, l’uomo bisognoso nella sua interezza.
Addentrarsi nella ricerca di cosa è l’altro, o dell’Altro, genera poi un’umanità più viva, più aperta, dentro la quale anche il lavoro della ricerca scientifica si colloca in un orizzonte più ampio, disponibile a lasciarsi interrogare dalla realtà e ad accogliere le risposte che essa genera.